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scheda_perrotta_milite

foto: Luigi Burroni

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Permàr / Archivio Di aristico Nazionale / dueL / La Piccionaia

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Mario Perrotta
\nMILITE IGNOTO-QUINDICIDICIOTTO | prima regionale

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di Mario Perrotta
\norganizzazione Silvia Ferrari
\nfoto di sc ena Luigi Burroni

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tratto da Avanti sempre di Nicola Maranesi
\ne da La Grande Guerra\, i diari raccontano
\nun progetto a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi
\nper Grupp o editoriale L’Espresso ­­e Archivio Diaristico Nazionale

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lo spettacolo

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E chi scende da q ui? Ci misi giorni di fatica e bestemmie a salire\, tra cadaveri maleodora nti e rocce e grida di morte\, ci misi l’orrore stampato negli occhi e il coraggio\, tutto questo ci misi\, tanto
\nche adesso non scendo! Rest o quassù.
\nChe poi\, se anche scendo\, nessuno mi può riconoscere\, che la faccia me la fece saltare un mortaio e la voce fu graffiata da sche gge. E il mio nome sparì dalla testa quando fu il grande
\nscoppio. L o scoppio che tutti ammazzò qui all’intorno. Tranne me che\, però\, non so più chi sono.
\nA volte mi paio uno\, a volte un altro… Io sono uno\ , nessuno e tutti quelli saltati per aria\, morti a fuoco\, alla baionetta \, asfissiati di gas e ghiacciati di freddo. Che tutti me li sento addosso e mi
\ncredo nei loro pensieri. Certo\, delle volte penserò di sicur o coi miei veri sentimenti\, ma non so quando. Perché io mi ignoro. Sono i gnoto persino a me stesso\, figurati al mondo!
\nMa io\, il mondo\, l o aspetto qui sopra\, in trincea – tutto lo aspetto – che il mondo tutto è coinvolto. E questa è l’unica cosa che ricordo: che sono in guerra\, una guerra enorme\, mondiale addirittura e io
\n- io che non so più chi s ono\, da dove vengo e chi mi ha messo al mondo\; io sconosciuto anche alla sola madre che mi resta\, la Madre Patria – io\, per essa\, la patria\, g iurai di morirmene\, proprio
\ncome le altre 90.000 tonnellate di mus coli e ossa\, morte prima di me. Io non scendo!

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appunti su Milite Ignoto

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“Milite Ignoto” racconta il p rimo\, vero momento di unità nazionale. È\, infatti\, nelle trincee di san gue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per l a prima volta: veneti e sardi\, piemontesi e siciliani\, pugliesi e lombar di accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in qu elle trincee. Per questo ho immaginato tutti i dialetti italiani uniti e m escolati in una lingua d’invenzione\, una lingua che si facesse carne viva . Ho provato a cucire insieme nella stessa frase quanti più dialetti potev o\, cercando le parole che consentissero passaggi morbidi o fratture viole nte. Ne è venuta fuori una lingua nuova che ha regalato allo spettacolo un suono sconosciuto ma poggiato sulle viscere profonde del nostro paese.

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Ho scelto questo titolo\, Milite Ignoto\, perché la prima g uerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qu alche valore anche nel suo agire solitario\, mentre da quel conflitto in p oi – anzi\, già negli ultimi sviluppi dello stesso – il milite divenne\, a ppunto\, ignoto. E per ignoto ho voluto intendere “dimenticato”: dimentica to in quanto essere umano che ha\, appunto\, un nome e un cognome. E una f accia\, e una voce.
\nNella prima guerra mondiale\, gradata mente\, anche il nemico diventa ignoto\, perché non ci sono più campi di b attaglia per i “corpo a corpo”\, dove guardare negli occhi chi sta per col pirti a morte\, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime\, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. E nuvole d i gas che coprono ettari di terreno e radono al suolo interi battaglioni s enza un lamento. E aerei che scaricano tonnellate di esplosivo dal cielo e navi che sparano cannonate a centinaia di metri di distanza. Uno sparare nel mucchio insomma\, un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti sono semplici ingranaggi della macchina della storia\, del mecc anismo che li ingoia e li trasforma in cose.
\nE proprio per questo – come sempre accade nel mio lavoro – sono andato controcorrente e ho rivolto la mia attenzione verso le piccole storie\, verso gli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli eventi dal loro particolarissimo punto d’osservazione\, perché questo è il compit o del teatro\, o almeno del mio teatro: esaltare le piccole storie per get tare altra luce sulla grande storia.

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MARIO PERROTTA

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< strong>Spettacolo inserito tra gli eventi del programma ufficiale per le c ommemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale

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25 luglio 2015\, ore 16.30
\nFortezza Medice a – Volterra

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