BEGIN:VCALENDAR VERSION:2.0 PRODID:-//95.110.197.151//NONSGML kigkonsult.se iCalcreator 2.20// CALSCALE:GREGORIAN METHOD:PUBLISH X-WR-CALNAME:VolterraTeatro X-WR-CALDESC:Festival internazionale di teatro\, musica\, danza\, video\, p oesia\, arte e cultura X-FROM-URL:http://volterrateatro.it/new X-WR-TIMEZONE:Europe/Rome BEGIN:VTIMEZONE TZID:Europe/Rome X-LIC-LOCATION:Europe/Rome BEGIN:STANDARD DTSTART:20151025T030000 TZOFFSETFROM:+0200 TZOFFSETTO:+0100 RDATE:20161030T030000 TZNAME:CET END:STANDARD BEGIN:DAYLIGHT DTSTART:20160327T020000 TZOFFSETFROM:+0100 TZOFFSETTO:+0200 TZNAME:CEST END:DAYLIGHT END:VTIMEZONE BEGIN:VEVENT UID:ai1ec-1394@volterrateatro.it/new DTSTAMP:20160520T114407Z CATEGORIES: CONTACT: DESCRIPTION:
Permàr / Archivio Di aristico Nazionale / dueL / La Piccionaia
\nMario Perrotta
\nMILITE IGNOTO-QUINDICIDICIOTTO
| prima regionale
di Mario Perrotta
\norganizzazione Silvia Ferrari
\nfoto di sc
ena Luigi Burroni
tratto da Avanti sempre di Nicola Maranesi
\ne da La Grande Guerra\, i
diari raccontano
\nun progetto a cura di Pier Vittorio
Buffa e Nicola Maranesi
\nper Grupp
o editoriale L’Espresso e Archivio Diaristico Nazionale
lo spettacolo
\nE chi scende da q
ui? Ci misi giorni di fatica e bestemmie a salire\, tra cadaveri maleodora
nti e rocce e grida di morte\, ci misi l’orrore stampato negli occhi e il
coraggio\, tutto questo ci misi\, tanto
\nche adesso non scendo! Rest
o quassù.
\nChe poi\, se anche scendo\, nessuno mi può riconoscere\,
che la faccia me la fece saltare un mortaio e la voce fu graffiata da sche
gge. E il mio nome sparì dalla testa quando fu il grande
\nscoppio. L
o scoppio che tutti ammazzò qui all’intorno. Tranne me che\, però\, non so
più chi sono.
\nA volte mi paio uno\, a volte un altro… Io sono uno\
, nessuno e tutti quelli saltati per aria\, morti a fuoco\, alla baionetta
\, asfissiati di gas e ghiacciati di freddo. Che tutti me li sento addosso
e mi
\ncredo nei loro pensieri. Certo\, delle volte penserò di sicur
o coi miei veri sentimenti\, ma non so quando. Perché io mi ignoro. Sono i
gnoto persino a me stesso\, figurati al mondo!
\nMa io\, il mondo\, l
o aspetto qui sopra\, in trincea – tutto lo aspetto – che il mondo tutto è
coinvolto. E questa è l’unica cosa che ricordo: che sono in guerra\, una
guerra enorme\, mondiale addirittura e io
\n- io che non so più chi s
ono\, da dove vengo e chi mi ha messo al mondo\; io sconosciuto anche alla
sola madre che mi resta\, la Madre Patria – io\, per essa\, la patria\, g
iurai di morirmene\, proprio
\ncome le altre 90.000 tonnellate di mus
coli e ossa\, morte prima di me. Io non scendo!
appunti su Milite Ignoto
\n“Milite Ignoto” racconta il p rimo\, vero momento di unità nazionale. È\, infatti\, nelle trincee di san gue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per l a prima volta: veneti e sardi\, piemontesi e siciliani\, pugliesi e lombar di accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in qu elle trincee. Per questo ho immaginato tutti i dialetti italiani uniti e m escolati in una lingua d’invenzione\, una lingua che si facesse carne viva . Ho provato a cucire insieme nella stessa frase quanti più dialetti potev o\, cercando le parole che consentissero passaggi morbidi o fratture viole nte. Ne è venuta fuori una lingua nuova che ha regalato allo spettacolo un suono sconosciuto ma poggiato sulle viscere profonde del nostro paese.
\nHo scelto questo titolo\, Milite Ignoto\, perché la prima g
uerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qu
alche valore anche nel suo agire solitario\, mentre da quel conflitto in p
oi – anzi\, già negli ultimi sviluppi dello stesso – il milite divenne\, a
ppunto\, ignoto. E per ignoto ho voluto intendere “dimenticato”: dimentica
to in quanto essere umano che ha\, appunto\, un nome e un cognome. E una f
accia\, e una voce.
\nNella prima guerra mondiale\, gradata
mente\, anche il nemico diventa ignoto\, perché non ci sono più campi di b
attaglia per i “corpo a corpo”\, dove guardare negli occhi chi sta per col
pirti a morte\, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe
anonime\, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. E nuvole d
i gas che coprono ettari di terreno e radono al suolo interi battaglioni s
enza un lamento. E aerei che scaricano tonnellate di esplosivo dal cielo e
navi che sparano cannonate a centinaia di metri di distanza. Uno sparare
nel mucchio insomma\, un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani
coinvolti sono semplici ingranaggi della macchina della storia\, del mecc
anismo che li ingoia e li trasforma in cose.
\nE proprio per
questo – come sempre accade nel mio lavoro – sono andato controcorrente e
ho rivolto la mia attenzione verso le piccole storie\, verso gli sguardi
e le parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli eventi
dal loro particolarissimo punto d’osservazione\, perché questo è il compit
o del teatro\, o almeno del mio teatro: esaltare le piccole storie per get
tare altra luce sulla grande storia.
MARIO PERROTTA
\n< strong>Spettacolo inserito tra gli eventi del programma ufficiale per le c ommemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale
\n25 luglio 2015\, ore 16.30
\nFortezza Medice
a – Volterra