Il colore delle parole

Presentazione del film documentario

Locandina



regia di Marco Simon Puccioni
sarà presente il regista


Dove e quando:
Carcere di Volterra, Chiesa sotterranea - 28 luglio ore 17.00



Oggi in Europa si contano circa 28 milioni di immigrati, di questi in Italia ce ne sono oltre 4 milioni. Circa 960.000 vengono dall’Africa e costituisco il 24% dell’intero flusso migratorio verso il nostro paese. Si tratta in gran parte di popolazioni in fuga dalla miseria, da guerre, violenze e soprusi. Il Marocco, la Tunisia, il Senegal e l’Egitto sono i paese africani maggiormente coinvolti nel flusso migratorio verso l’Italia, mentre dall’africa subsahariana primeggiano la Nigeria, il Ghana, l’Etiopia e la Somalia, paesi che a partire dagli anni ’70 sono stati protagonisti del flusso migratorio verso l’Italia. Secondo stime Caritas, circa il 10% della forza lavoro è costituita dagli immigrati che partecipano in proporzione alla creazione di ricchezza del Paese. Dalla sua unificazione l’Italia è stato un paese caratterizzato da una forte emigrazione e il flusso migratorio si è invertito solo negli anni 70. La prima legge che ha affrontato la presenza di lavoratori immigrati risale al 1986 ed enuclea, i primi fondamentali elementi di garanzia per i lavoratori extracomunitari. Gli italiani si rendono conto della presenza degli immigrati solo dopo alcuni eventi clamorosi, tra cui un fatto di cronaca che scuote le coscienze. E’ nel 1989 che a Villa Literno, nel casertano, viene ucciso Jerry Maslo, il predicatore battista sud-africano che raccoglieva pomodori per una paga da fame e si batteva contro lo sfruttamento. L’Italia si scuote e nel 1990 arriva la legge Martelli, con delle norme urgenti che cercano di
affrontare l’emergenza. Nel 1992 è approvata la legge italiana sulla cittadinanza, che quando l’immigrazione è già una grande questione nazionale, conferma il diritto di sangue (invece del diritto di suolo più accogliente verso gli immigrati) con cui un nascituro ottiene la cittadinanza italiana.E’ il 1998 quando il governo Prodi vara la legge Turco Napolitano, forse il tentativo più organico e ambizioso di ristrutturare la legislazione migratoria italiana, tentando di regolare l’immigrazione extracomunitaria. La normativa introduce una riforma dei sistemi di controllo e la regolazione dei flussi di arrivo e norme per l’integrazione degli stranieri residenti. Nel 2002 l’Italia comincia chiudere più decisamente le porte e il parlamento approva la legge Bossi-Fini che introduce alcune significative novità restrittive in tema di controllo degli stranieri sul territorio nazionale. Nel luglio 2009, infine, Il pacchetto sicurezza è legge dello Stato e il Senato dà il via libera definitivo al disegno di legge che contiene il reato di immigrazione clandestina e la possibilità di organizzare ronde cittadine. Gli intellettuali di sinistra italiani e il mondo cattolico si uniscono sottoscrivendo un appello contro il razzismo e a favore di una società accogliente e non escludente, denunciando le violazioni della Costituzione repubblicana e della Dichiarazione dei diritti umani riuscendo a far decadere ad una serie di misure odiose come l’obbligo di delazione da parte dei medici dei presidi.

La storia
Protagonisti di questa storia sono quattro amici, intellettuali, musicisti, sindacalisti, e mediatori culturali africani che da anni si battono a favore dei diritti degli immigrati nel nostro Paese, ma anche per far conoscere la loro cultura agli italiani. Teodoro Ndjock Ngana, Steve Emejuru, Martin Congo, Justin Mondo, vivono in Italia da oltre 30 anni, ma il loro lavoro è poco riconosciuto dalla società italiana. Sono gli inizi degli anni settanta quando arrivano a Roma da studenti. Vivono nell’indifferenza di una Roma diversa, che vive un’intensa stagione di lotte politiche e dove gli stranieri ancora non si chiamavano “vu cumprà” o “extra comunitari”. La vita degli studenti africani a Roma è fatta di impegno negli studi (molti sono inviati dai loro Paesi per formare la nuova classe dirigente post-coloniale), ma anche giornate di festa e di impegno politico. Teodoro, Steve, Martin, Justin, giocando a calcio con gli amici italiani o suonando la musica africana nelle feste dell’Unità, si coinvolgono nella vita sociale e politica italiana, si sposano con donne italiane, prendono casa e hanno figli….rinunciano a tornare nei loro paesi, ma dopo 30 anni ancora non sono cittadini italiani. Fra i quattro protagonisti abbiamo scelto di seguire il ritorno in Africa di Teodoro Njock Ngana, scrittore, attivista, narratore, mediatore, leader riconosciuto (o meglio patriarca) della comunità africana in Italia. Teodoro si dichiara italiano perché ha vissuto qui la maggior parte della sua vita, ma l’attaccamento alle sue radici è profondo e conosce molto bene la via della conoscenza della tradizione patriarcale del popolo Basaa. Con il suo lavoro Teodoro ci permette di conoscere la cultura africana, di capire cosa significa “tradizione “ orale e come gli africani hanno scritto i propri testi su statue, maschere, brocche e tessuti e come questi segni e simboli non siano stati compresi dal colonizzatore europeo che ha liquidato la cultura africana come inferiore e l’Africa come terra di conquista e rapina. A Makak, da dove era assente da più di 30 anni, Teodoro ritrova la tomba dei genitori e assiste ad una iniziazione di un giovane patriarca. Il viaggio rappresenta una immersione nel proprio passato e un modo per rivitalizzare l’impegno per lo sviluppo dell’Africa. L’attaccamento alle radici che Teodoro ha cercato di trasmettere alla figlia Angelica, (ancora più necessario in una società che ti guarda con sospetto e disprezzo) e il lavoro sull’interculturalità, portato avanti insieme alla compagna Angela e all’associazione Kel’lam pongono dei quesiti a tutti noi: è’ possibile considerare ancora degli estranei delle persone che hanno vissuto 30 anni nel
nostro Paese? Perché le leggi Italiane stanno diventando sempre più repressive? Si può avere più di una patria? Possiamo superare il concetto di nazionalità in un’epoca di globalizzazione e interculturalità?

Note di regia
IL COLORE DELLE PAROLE è un progetto nato dal mio incontro con il poeta e intellettuale camerunese Teodoro Ndjock Ngana. Sono rimasto colpito dalla sua grande capacità comunicativa e dalla sua abilità di incantare i bambini e gli adulti con i suoi racconti. Ho deciso di seguirlo nel suo viaggio di ritorno, dopo 30 anni, a Makak, al centro di una foresta abitata dai Basaa, una delle 250 etnie che compongono il mosaico culturale del Cameurun. Dopo il viaggio in Africa ho allargato lo sguardo ai suoi amici che hanno condiviso con lui l’incontro con la società italiana e hanno visto cambiare progressivamente l’atteggiamento degli italiani nei confronti degli stranieri. Mi sono reso conto che la loro vicenda umana meritava di essere raccontata per far conoscere i rappresentanti di una cultura che ha regalato moltissimo al mondo ricevendo in cambio prima lo schiavismo, poi la colonizzazione e ora il sottosviluppo. E’ sufficiente sentire parlare Teodoro, Steve, Martin, Justin per capire di quante risorse, umane e intellettuali, potrebbe beneficiare un’Italia (e un Europa) pacificamente e felicemente multietnica e interculturale. L’immigrazione nel nostro Paese è stabile e strutturale e nonostante questo l'Italia è l'unica delle grandi nazioni a non aver modificato le norme sulla naturalizzazione e sui requisiti per la concessione della cittadinanza agli stranieri presenti sul suo territorio. Nei quasi 150 anni dall’unità nazionale abbiamo conosciuto la diaspora della popolazione
italiana nel mondo e ora stiamo ricevendo una parte importante del flusso emigratorio di altri paesi, credo che dobbiamo solo smettere di fare finta di nulla e avviare delle vere politiche di integrazione tra vecchi e nuovi italiani. Migrare non può e non deve essere un reato. Marco S. Puccioni

Biografia del regista
MARCO SIMON PUCCIONI
Laureato in architettura a Roma e in regia cinematografica a Los Angeles (CalArts), Insegna regia all’accademia di Belle Arti di Perugia. Ha realizzato diversi corti e documentari che testimoniano un forte interesse per un cinema legato a tematiche sociali e all’elaborazione di un linguaggio cinematografico personale incentrato su argomenti esistenziali e affettivi. Nel 1996 riprendendo l'impegno che unisce il cinema ai diritti umani, fonda l’associazione Cinema Senza Confini e concepisce il Progetto Intolerance. Film catalogo continuo e collettivo, contro l'intolleranza che coinvolge oltre 50 autori del cinema italiano. Nel 1997 insieme a Guido Chiesa, Davide Ferrario, Antonio Leotti, Daniele Vicari realizza il film documentario Partigiani! presentato al XV. Festival Giovani di Torino. Nel 1998/99 tratto da un racconto del premio Strega Alessandro Barbero, realizza Sell Your Body, Now!, che vince diversi premi internazionali. Il suo primo lungometraggio è Quello che cerchi, uscito in Italia nel 2002. Il film rimane a lungo nella sala cinematografica di Nanni Moretti ed è accolto dalla stampa italiana e straniera come uno dei migliori esordi degli ultimi anni. Quello che cerchi ha viaggiato per numerosi festival ricevendo premi e riconoscimenti, tra cui una nomination al David di Donatello nel 2003 come migliore regista esordiente. Dal 2002 al 2006 realizza quattro documentari: Tuttigiorni, un documentario sulla vita nei territori occupati in Palestina (co-regia con R. Giannarelli), La Fortezza vista da basso sul movimento new-global al Forum Sociale Europeo di Firenze, La Divina Commedia secondo La Fura dels Baus e 100 Anni della nostra storia (co-regia con G. Pannone) per il centenario della CGIL (candidato al David di Donatello come miglior documentario). Nel 2004 presenta alla Mostra del Cinema di Venezia il mediometraggio Corpo Immagine con Piera Degli Esposti e l’ancora sconosciuto Nicolas Vaporidis. Nel 2007 il secondo lungometraggio Riparo, partecipa al 57mo Festival di Berlino, unico italiano nella sezione Panorama. Il film con Maria de Medeiros, Antonia Liskova, Vitaliano revisan e il giovane Mounir Ouadi è distribuito in diversi paesi (tra cui gli USA) e partecipa ad altri festival (quasi 90, è tra i film più invitati ai festival degli ultimi anni). Tra questi partecipa al prestigioso New Directors di New York e si aggiudica il Grand Prix del Festival del Cinema italiano di Annecy, oltre al globo d’oro e al Nastro d’Argento per le interpreti femminili e e una candidatura al David di Donatello per Antonia Liskova. Nel 2004 fonda, insieme ad altri registi, l’associazione RING - Forum dei registi indipendenti, impegnata nel promuovere il rinnovamento del cinema italiano e più recentemente è tra i fondatori dell’associazione 100 Autori.